C’era una volta, nei paesi bassi, una rana. Meglio dire: c’era un principe. Però, in un certo giorno, era il suo quindicesimo compleanno, importante per un principe di questi paesi, arrivò anche la fata malvagia, naturalmente incognita perché non aveva voglia di perdere una qualsiasi festa. In una cerimonia solenne tutte le fate erano pregate ad oracoleggiare un desiderio a favore del principe, portando ad un’imposizione delle mani concertata.
La prossima mattina il principe era sparito.
Il re, conoscendo i suoi classici, seppe subito: oh la falsa vacca, la lurida, la più porca, e dagli!, questa megera. E mandò tutti i sui servitori per sollecitare tutte le belle donne per andare a baciare le rane. Premio: protagonista delle nozze reali.
Le donne non si lasciavano pregare due volte. Anche le brutte e porche, sentendo questa vicenda, andavano alla ricerca e non demordevano in speranza di una vita da signora.
Nel frattempo la rana reale – si, si, il re l’aveva visto giusto - era contenta. La vita di corte non era eccitante e come rana scopriva nuove, strane cose. Allora, andava da una ranafata e domandava: fui il principe … una strega mi ha mandato al regno animale … mi piace la vita qui più che nel mondo umano … mio padre di sicuro invierà ragazze per aiutare me … prego, vuoi dare me l’abilità per muovere qualsiasi ragazza nel mondo di rane per avere una convivente.
La fata si dimostrò d’essere benevola.
Però, a un certo momento arriva un airone nello stagno dove la rana abitava. La rana era vicina a boccone boccone. Ma, essendo bravo e coraggioso, perché era un principe, diceva: Quando mangi me, bene per te, male per me. Ma sai, sono figlio di un re che è maltratto da una strega. E mio padre senza dubbio ha invitato tutte le donne belle per baciare me a prezzo delle nozze. E io cambierò queste donne in una rana per fare l’amore. Per mia vita prometto a te: dopo l’amore è tua preda. Per te sarà come pescare nello stagno migliore, perché nei miei paesi ci sono molte belle ragazze.
D’accordo l’airone.
Allora, quando una ragazza si presentava e baciava la rana, invece di un ritorno del principe alla sua vita abituale anche lei cambiava in una ranocchia. La rana principe metteva l’amore. Dopo il giacere chiamava l’airone. Qualche volta, quando era una vera bellezza, metteva due volte l’amore, ma sempre rendeva all’airone quello che fu dell’airone. Superfluo per dire della nostra rana sovrana che non ammetterebbe mai che una bruttezza riuscisse a baciare lui.
Per l’airone furono anni d’abbondanza.
La rana era felice e contenta finché campò.
Per quanto riguarda i paesi bassi: tutte le ragazze che erano elette hanno scambiato la vita temporale per ... hm, è una disputa teologica ... beh, sono finiti sul tavolo dell’airone. Le bruttezze, innamorate di rane, sono divenute cozze, perché baciando rana dopo rana ... beh, non è poco.
Morale: come un poeta olandese*) dice
Essere bella non è l’essenza
Puoi alla svelta declinare
Durevole è la bruttezza
Allora: meglio salvaguardarla
*) Il poeta é Hans Dorrestijn, traduzione di sottoscritto
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