C’era una coppia. Conviventi. Sette anni alle spalle. Niente figli.
Lui abbastanza contento.
Lei infelice. Invidioso delle amiche sposate che stavano dimostrando gioia. Per lei poche le parole dolci e pochissime le carezze.
Spesso litigavano. Eh, certo, era più litigare che fare l’amore. E quando lei aveva voglia di parlare, per ristabilire il rapporto, lui diceva sempre : “Così vanno le cose.”
Ma non tutte le cose. Perché, un giorno arrivava la lotteria. Un vincente. E non poco eh! Una somma importante. Abbastanza da potere comprare una villetta, magari bifamiliare. E una nuova macchina. E dopo restava qualcosa per prendersi una bella vacanza.
O, anche una possibilità, le nozze, sempre posticipate. Forse un bimbo?
» No, assolutamente no! Ancora non appropriato.
» Va bene, una casa, una camera da biliardo per te, una macchina.
» Vediamo, vediamo. Con calma eh.
Lui aveva i suoi sogni. Nuovi orizzonti.
Ma anche lei. Aveva letto di un’invenzione. Hug. Ricordava bene la notizia.
La novità arriva da una compagnia elettronica dove un gruppo di ricercatori ha sviluppato Hug, ovvero abbraccio; un cuscino-robot, a forma di un torso in grado di riprodurre a distanza le sensazioni, appunto, di un abbraccio. ... un vero e proprio fagotto di velluto.
Supponiamo che un ragazzo lontano voglia essere vicino alla sua nonna. Il ragazzo deve premere l’estremità sinistra del suo Hug. Il processore contenuto nel dispositivo compone automaticamente il numero di telefono corrispondente all’Hug della nonna. Quest’ultima, ricevendo la chiamata, si illumina e inizia a suonare: la nonna, per accettare la chiamata, deve premere a sua volta l’estremità sinistra del robot e dire qualcosa al microfono, stabilendo così una comunicazione diretta con suo nipote. Una volta stabilita la connessione, il nipote stringe a sé il cuscino robot: i sensori trasformano l’abbraccio in un flusso di dati trasmesso all’altro Hug, che a sua volta li riconverte in forma e vibrazioni, e cosi viceversa.
Le sembrava una buona idea, anche per una coppia, certo per loro, vista l’assenza ripetuta di lui per i suoi molti viaggi di lavoro.
» Ho voglia di spendere un po’ di soldi per la nostra felicità.
» Come?
E lei ha spiegato. E lui ha pensato: tarabaralla. Che fatica.
» Quanto costa?
» Non lo so, penso il prezzo di un bel computer.
E lui ha pensato: “Non me ne importa un fico secco.” Ha accennato, scrollando le spalle. Lei ha chiamato l'azienda. Era un po’ più complicato di quanto aveva pensato. Era un prototipo. Non un prodotto di catena di montaggio. Ma quando voleva incitare lo sviluppo?
» Certo!
Perché, ha pensato, tutto per l’amore.
Viene un uomo. Prendeva le misure dei corpi. Pressione del sangue ... perché potrebbe essere un po’ pericoloso ... Un modulo per segnare. Lui, svogliato, tedioso. Lei con foga, quasi emozionata.
Dopo qualche settimana l’uomo torna. Con due pacchetti. Appaiono due torsi. Come un orsacchiotto. Apriva la sua borsa.
» Quanto devo pagare
» È scritto nel contratto.
» Ho dimenticato ... eh ... non ho letto consciamente.
» Meglio pagare con un assegno.
» Perché, ho i soldi qui.
» Sei certo, è un po’ caro. Carissimo!
» Quanto?
Collasso di tutti i mondi. Crollo delle speranze. Sperperato i soldi della lotteria.
Quando suo marito ritornava a casa faceva un litigio come non vissuto mai. Lui si arrabbiava, si adirava di più in più, si infuriava. Tormentato. Alla fine ha gridato: meno male che sto andando via per un viaggio di lavoro. Ed è partito. Lei restava con un dolore intenso nel cuore.
Ma, rimaneva un barlume di speranza. Hug. Due barlumi. La Hug e il Hug. Lei aveva trovato un’opportunità per celare il cosiddetto orsacchiotto nella valigia.
Speriamo. Chissà.
Mentre guidando la macchina lui pensava al suo solo conforto in questo momento: sua amante era anche nell’hotel dove passerebbe la notte. Si era messo una doppia vita. Forse adesso era il momento appropriato per cambiare corso. Quando entrava nell’hotel, dalla sua collera era rimasta soltanto il desiderio carnale. Perché lei, l’altra lei, sentiva lo stesso, due anime, un solo pensiero, fanno l’amore al primo colpo.
» Alleluia, come sei lascivo.
» Sono un po’ agitato.
E ha detto che è successo.
» Meno male ... bella roba ... un vero stallone.
Poco dopo, quando lui è nel bagno, lei va a sistemare la sua roba. Apre la valigia e trova il pupazzo.
Punto interrogativo, un po’ a disagio.
Anche un sorriso, un po’ toccata.
Lo prende al petto e, fortuitamente, preme il tasto. Una voce femminile nella camera:
» Amore, come sono contenta che mi chiami.
» Come? ... Chi parla?
La Hug presa le forme femminili e da il calore. Ma il Hug, funzionando pure perfettamente, prese anche le forme femminili.
Due donne a bocca aperta. Ancora due anime, anche adesso un solo pensiero. Ma a partire da questo momento un pensiero, molto lontano dai pensieri dell’uomo.
Quando lui ritorna dal bagno trova il suo Hug pestato, privato di vita, irrecuperabile. Scomparsa la colpevole. Per sempre. Senza lasciar traccia.